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Sporting times
CALCIO La disperate convocazioni di Roberto Mancini mettono nero su bianco il dramma del calcio italiano: non produce più numeri 9
Povero Mancio. Abituato da calciatore a giocare al fianco di Gianluca Vialli e Christian Vieri, viziato da allenatore da presidenti mecenati che gli mettevano a disposizione i migliori centravanti sul mercato, da Adriano a Ibrahimovic, passando per Balotelli, Drogba e Aguero, adesso si ritrova a mettersi le mani nei capelli, tormentare il suo proverbiale ciuffo argentato, e passare settimane a ravanare nelle categorie inferiori e nei campionati più improbabili per trovare uno straccio di punta decente per la nazionale azzurra. Prima era un problema, adesso è un autentico dramma: il calcio italiano non produce più attaccanti. Le ultime convocazioni lo dimostrano: l’Italia si è ridotta a chiamare Mateo Retegui, oriundo pescato in Argentina, dove ha segnato 6 gol in 6 partite in quest’inizio di campionato con il Tigre, o addirittura Andrea Compagno, bomber in Romania con lo Steaua Bucarest dopo qualche trascorso tra Serie D e San Marino. È vero che Mancini ci ha abituato con le sue convocazioni “visionarie” ad anticipare ormai le indicazioni dei club, anche un po’ per necessità (i vari Zaniolo, Raspadori, Gnonto, sono tutti un po’ delle sue scoperte), ma qui ormai siamo oltre lo scouting: se basta segnare una manciata di reti in campionati di secondo o addirittura terzo livello per essere presi in considerazione per la nazionale, significa che il livello di questa nazionale è davvero basso.
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Povero Mancio. Abituato da calciatore a giocare al fianco di Gianluca Vialli e Christian Vieri, viziato da allenatore da presidenti mecenati che gli mettevano a disposizione i migliori centravanti sul mercato, da Adriano a Ibrahimovic, passando per Balotelli, Drogba e Aguero, adesso si ritrova a mettersi le mani nei capelli, tormentare il suo proverbiale ciuffo argentato, e passare settimane a ravanare nelle categorie inferiori e nei campionati più improbabili per trovare uno straccio di punta decente per la nazionale azzurra. Prima era un problema, adesso è un autentico dramma: il calcio italiano non produce più attaccanti. Le ultime convocazioni lo dimostrano: l’Italia si è ridotta a chiamare Mateo Retegui, oriundo pescato in Argentina, dove ha segnato 6 gol in 6 partite in quest’inizio di campionato con il Tigre, o addirittura Andrea Compagno, bomber in Romania con lo Steaua Bucarest dopo qualche trascorso tra Serie D e San Marino. È vero che Mancini ci ha abituato con le sue convocazioni “visionarie” ad anticipare ormai le indicazioni dei club, anche un po’ per necessità (i vari Zaniolo, Raspadori, Gnonto, sono tutti un po’ delle sue scoperte), ma qui ormai siamo oltre lo scouting: se basta segnare una manciata di reti in campionati di secondo o addirittura terzo livello per essere presi in considerazione per la nazionale, significa che il livello di questa nazionale è davvero basso.